Lega e Coronavirus. Dal “banco dei somari” al Consiglio regionale il passo è troppo breve…

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L’accesso alle carriere politiche, all’interno della nomenklatura leghista, è ciò che di più  imperscrutabile si possa immaginare. Esattamente come i criteri per la selezione dei candidati in fase di composizione delle liste elettorali. In entrambi i casi, pare che ci si appelli a illuminazioni divine o a selezioni di natura ordalica. In ogni caso, nulla che abbia minimamente a che fare col QI, o col merito.

Sostanzialmente, se nella testa hai caos, o il vuoto pneumatico, non sei obbligato a scendere in politica. Non te l’ha prescritto il medico. Anzi. In quei casi (nel primo, soprattutto) può avere molto più senso, oltre che effetti quasi taumaturgici, se non una robusta terapia farmacologica, una valida pet therapy.

Dai fulgidi esempi biellesi, fino al Consiglio regionale, e poi su, fino all’iperuranio del semprepessimo è tutto un fiorire (“Che fretta c’era, maledetta primavera?” cantava Loretta Goggi) di baggianate, flatulenze verbali, rigurgiti di ignoranza mista a rancore.

Le fortune – si fa per dire… – del Carroccio a Palazzo Lascaris iniziano col “mutandaro”, al secolo Roberto Cota, avvocato di novarese finito sotto inchiesta per peculato. Uno che già aveva vinto le elezioni nel 2010 non si sa bene come. Anzi, sì. Tanto che il Consiglio di Stato, con una sentenza dell’11 febbraio 2014 le ha annullate. Uno che di memorabile, oltre ad aumentare l’esposizione debitoria della Regione Piemonte, ha solo azzerato i capitoli di bilancio legati alla Cultura…

Si arriva così ai giorni nostri, quando l’armata Brancaleone dei verdi “giussanini” riesce a riconquistare il Palazzo alleandosi con Alberto Cirio, Forza Italia. È fatta, anche questa volta i nostri eroi tornano a fare danni. Ci si mette anche la sfortuna. Che colpa ne hanno se ad un certo punto, dopo circa 7 mesi dalla loro improvvida elezione cala sull’Italia il Covid-19? Nulla. Almeno su questa partita, nulla quaestio.

Semplicemente, non dovrebbero trovarsi lì, a gestire situazioni enormemente più grandi di chiunque, figuriamoci di loro. Alberto Ciro, da par suo, ci mette grandissima buona volontà, quel minimo di raziocinio che non guasta e la capacità, importante, in un momento di grande stress sociale, economico e politico come quello che stiamo attraversando di “spoliticizzare” la sua azione amministrativa ad esclusivo vantaggio del “nostro Piemonte”, come immancabilmente lo definisce nelle interviste o nelle sue dirette Facebook.

Mai un’intemperanza, parole sempre molto misurate, critiche al governo centrale ridotte all’osso, solo qualche acuto per essere ascoltato a Roma, e misure di contenimento più restrittive, in linea con quelle della confinante Lombardia. Deve fare i conti, però, il buon Alberto Cirio con i suoi alleati di governo. In particolare con i fenomeni del Carroccio, manco a dirlo.

Se già in condizioni normali non sono certo dei fulmini di guerra, figuriamoci in una situazione che non ha precedenti dal dopoguerra. Sotto stress, i leghisti sbroccano. Dal piagnucolante semprepessimo Salvini, che corre da papà Mattarella dopo essere stato irritualmente e platealmente sbugiardato dal premier Conte in dieretta TV, fino all’ultimo dei galoppini.

Così succede che Luigi Genesio Icardi, assessore regionale alla Sanità, riesca a proclamare bestialità (o bestemmie, dal punto di vista virologico/epidemiologico) del tipo: “Sfortunati a non aver avuto nemmeno un focolaio autoctono”, come se la Lombardia, che di focolai autoctoni ne ha avuti ben più di uno, si fosse salvata dall’essere la zona con il più alto numero di decessi e contagi d’Europa…

Ma dove vivono, questi?

Il più recente colpo di genio, risale a ieri, Pasquetta. L’ultima cretinata senza precedenti non è ascrivibile al SuperAssessore, ma al capogruppo della Lega in Consiglio regionale. Tale Alberto Preioni. È stato l’onorevole Enrico Borghi (Partito Democratico), originario del VCO, a cogliere il “corifeo” leghista in fallo. Sul suo profilo Facebook, Borghi scrive in maiuscolo, a mo’ di titolo: “INAUDITA GRAVITÀ LE DICHIARAZIONI DEL CONSIGLIERE PREIONI: SI DIMOSTRINO O SI DIMETTA”.

E cosa volete che abbia mai detto di così grave il Preioni? Solo di avere “segnalazioni di medici di famiglia che si sono negati, che non si sono recati dai malati, che li hanno aspettati giorni e giorni, e questo certamente non ha aiutato a contenere l’epidemia. E che avrebbero già dovuto avere le protezioni necessarie, perché anche in tempi normali possono avere dei malati infettivi e quindi le protezioni bisogna averle sempre”.

Che dire? UN GENIO ASSOLUTO.

Erico Borghi, si è limitato a due eccezioni: 1) “se (Preioni) ha conoscenza di medici che, come dice lui, si sono negati – e quindi, oltre ad aver infranto il giuramento di Ippocrate, hanno anche violato la deontologia professionale e la legge – ha il dovere di circostanziare il fatto presso gli organi competenti, professionali e non (Procura della Repubblica, ndr)”; 2) “se invece tali circostanze non fossero provate, e l’affermazione assumesse il carattere di una generica e fumosa accusa non dimostrata, ha il dovere di dimettersi”.

Lo stesso Preioni, non pago, ha anche starnazzato, senza un minimo di cognizione di causa, sulle RSA. Nota dolentissima, sanguinosissima della gestione Icardi, come di quella Gallera in Lombardia. Non avendo contezza del fatto che ci sono già fascicoli aperti in diverse Procure piemontesi, l’ignorante patentato è riuscito a dire che “le RSA, le case anziani, sono strutture monitorate direttamente dai loro direttori generali”.

E Borghi, ha fatto giusto presente che questa affermazione “è falsa due volte. La prima perché tutto il Piemonte, e il VCO in particolare, è ricco di RSA e di RISS di proprietà e/o gestione PUBBLICA (per lo più comunali). La seconda perché, anche laddove la proprietà risulta essere privata, la funzione erogata è PUBBLICA. E sulla scorta di ciò, la Regione Piemonte è tenuta in forza di legge dapprima all’autorizzazione, secondariamente – qualora ricorrano le condizioni – addirittura all’accreditamento. In forza di ciò, è obbligo e dovere della Regione Piemonte esercitare la vigilanza nei confronti delle strutture per anziani, a prescindere dallo loro natura giuridica e dal fatto che siano accreditate o meno, in quanto è sufficiente l’autorizzazione per svolgere la mansione di natura pubblica. Se il consigliere regionale, e capogruppo, non sa queste cose, faccia la cortesia di informarsi o di tacere“.

Ecco, in poche parole, non sanno nemmeno cosa dicono e/o di cosa parlano. MA PARLANO.

Dal banco dei somari, quello attaccato alla cattedra della maestra o della prof, ai Consigli comunali e poi regionali, fino all’iperuranio del semprepessimo il passo è troppo breve. Purtroppo.

Non basta nutrirsi di pane e propaganda per evitare le figuracce. BISOGNA STUDIARE!!!

Oppure avere il buonsenso, l’amor proprio per addivenire a più miti consigli. Tenendo la bocca ben serrata.

 

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